L’Ente parco dell’Alta Murgia lancia il progetto “Parco per api e farfalle” che ne prevede il monitoraggio. Nel triennio 2019 – 2021 oltre 5,6 milioni i fondi impegnati a tutela degli insetti impollinatori
Roma, 19 maggio 2021 – Quasi il 90% delle piante selvatiche, fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione delle specie e degli habitat e in generale della diversità biologica, ha bisogno degli insetti impollinatori per riprodursi. Nel processo di produzione alimentare, oltre il 75% delle principali colture agrarie beneficia dell’impollinazione, operata da decine di migliaia di specie animali (almeno 16 mila tra gli insetti) in termini di produzione, resa e qualità dei raccolti (dati Ispra).
Occorre partire da questa breve analisi per comprendere l’importanza della ‘Giornata delle api’ che si celebra ogni 20 maggio: una ricorrenza istituita dall’Onu per ricordare il fondamentale ruolo ecosistemico svolto da questi insetti, e il cui obiettivo è anche quello di accendere i riflettori sull’importanza di porre un freno al loro declino.
Si inquadra in tale contesto la Direttiva 2021 sugli Insetti Impollinatori, firmata dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani lo scorso 31 marzo, che punta ad ampliare le attività di monitoraggio proposte nell’ambito delle Direttive 2019 e 2020, in coerenza con le indicazioni metodologiche già fornite da ISPRA e con le eventuali ulteriori integrazioni che dovessero pervenire dall’Unione Europa.
Rientra tra le attività programmate con la Direttiva sugli Insetti Impollinatori quella dell’ente Parco Alta Murgia che, in qualità di capofila dei parchi dell’area tirrenico/adriatica, ha proposto la messa a punto di un sistema di valutazione e raccolta dati della presenza e diversità degli impollinatori, tra i quali le Api.
L’Ente parco dell’Alta Murgia ha inoltre reso attivo il monitoraggio con il progetto “Parco per api e farfalle”: un programma per la salvaguardia degli insetti impollinatori avviato in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, che punta ad aumentare la conoscenza delle specie che vivono nel Parco, individuando interventi di miglioramento ambientale e pratiche di gestione delle aree forestali e agricole.
Sotto il Coordinamento scientifico di ISPRA è inoltre in fase di sperimentazione un database ad uso multiplo, orientato ad assicurare la compatibilità e l’interoperabilità dei dati e dei servizi di monitoraggio nelle azioni dei parchi, che punta anche a realizzare un’app per smartphone e tablet per la raccolta dei dati, secondo i protocolli definiti dall’ISPRA.
Nel triennio 2019 – 2021 superano i 5,6 milioni i fondi impegnati a tutela degli insetti impollinatori.
Un’azione costante, che ha aiutato i Parchi nazionali a migliorare le proprie conoscenze: i territori tutelati, grazie alla gestione applicata dai Parchi e alle azioni per limitare l’uso di fitofarmaci e conservare gli habitat, forniscono inoltre un importante contributo alla mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.
“Un ulteriore incentivo – afferma il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani – alla tutela di questi insetti così preziosi per il mantenimento del nostro patrimonio di biodiversità, e la cui sopravvivenza è messa seriamente a rischio dai cambiamenti climatici, e dai fenomeni legati all’inquinamento ambientale”.
Gli Apoidei e i Sirfidi sono poco conosciuti: non è quindi facile valutarne lo stato di conservazione. Per questo, il lavoro di monitoraggio iniziato nel 2020 si è rivelato decisivo nel porre le basi di uno studio a lungo termine sullo stato di salute di queste comunità di insetti, fondamentali per la tutela della biodiversità.
Di seguito uno schema relativo ai fondi che sono stati impegnati dal 2019 al 2021 sugli insetti Impollinatori:
APPROFONDIMENTO
Le Direttive del Ministero 2019 – 2021 per la tutela degli insetti impollinatori e la strategia Ue
Con la Direttiva emanata a fine 2019 si è voluto avviare un nuovo importante percorso motivato dal declino degli insetti impollinatori: la tematica è stata individuata tra gli impegni prioritari del Piano UE per il ripristino della natura contenuto nella nuova Strategia per la biodiversità dell’Unione Europea, che pone tra gli obiettivi al 2030 quello di invertire la tendenza alla diminuzione degli impollinatori, segnalato come problema globale che ha colpito molti paesi dell’Unione Europea tra cui l’Italia.
È addirittura intuitivo il ruolo centrale ed essenziale degli impollinatori sia per la biodiversità autoctona sia per i servizi ecosistemici.
A tal fine, è stato chiesto agli Enti Parco Nazionali di programmare azioni dirette ad affrontare il declino degli insetti impollinatori, articolate su tre linee di attività:
-interventi sul territorio;
-attività di monitoraggio, valutazione e raccolta dati;
-attività di comunicazione.
In particolare, per quanto riguarda le attività di monitoraggio è stato chiesto agli Enti Parco di svolgerle in coerenza con le indicazioni metodologiche fornite da ISPRA, nonché con eventuali ulteriori integrazioni e puntualizzazioni che dovessero pervenire dall’Unione Europa.
A causa della pandemia Covid-19, le attività che i Parchi Nazionali avevano programmato sono state realizzate solo parzialmente. La Direttiva 2020 si è posta l’obiettivo di promuovere la prosecuzione di queste attività: in particolare, il monitoraggio e gli interventi attivi per la salvaguardia dei loro habitat, nonché la piena attuazione delle misure previste dal Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, adottato con D.M. 22 gennaio 2014, e dal D.M. 10 marzo 2015 concernente le linee guida per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette.
La strategia Ue
Per far fronte al notevole declino degli impollinatori registrato in Europa, nel 2018 l’UE ha adottato la European Pollinator Initiative (EU Pollinators – Environment) (COM(2018) 395 final) che ha posto l’utilizzo di prodotti fitosanitari fra le principali minacce per gli impollinatori e al servizio di impollinazione da cui dipendono più dell’80% delle colture agricole e della flora spontanea, per un valore economico pari a 153,9 miliardi di euro nel mondo e 1,5 miliardi in Italia.
Inoltre, l’Europa ha messo in campo a maggio 2020 la Strategia sulla Biodiversità 2030 e la Strategia Farm to Fork, che prevedono la riduzione dell’uso complessivo del 50 % di pesticidi chimici e dei rischi ad essi connessi e la riduzione del 50 % di quelli più pericolosi, entro il 2030.
La Strategia UE prevede di destinare il 10 % della superficie agricola a elementi caratteristici del paesaggio con elevata biodiversità (fasce tampone, siepi, filari, terrazzamenti, stagni ecc.) e che almeno il 25 % delle aree agricole dell’UE sia coltivato con il metodo biologico. Altro importante obiettivo della Strategia UE è il raggiungimento dello stato di conservazione soddisfacente di almeno il 30 % delle specie e degli habitat di interesse comunitario.
Le azioni del MiTE
Dal 2015 al 2020 il MiTE (ex MATTM) ha finanziato uno studio finalizzato ad effettuare una sperimentazione delle misure del PAN (Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in attuazione della Direttiva 2009/128/CE) per la tutela della biodiversità, che prevedono una serie di indicazioni per la limitazione/eliminazione/sostituzione di prodotti fitosanitari che possono avere impatti negativi sulle specie e gli habitat tutelati, in particolare nei siti Natura 2000 e nelle aree protette, e per gli impollinatori. Tali misure considerano l’agricoltura biologica come il metodo più compatibile con la conservazione della biodiversità anche per il tipo di gestione, in linea con i principi dell’agroecologia.
Il progetto, coordinato da ISPRA e svolto in collaborazione con ARPA Lazio (annualità 2015-2016), ARPA Piemonte (annualità 2015, 2018-2020), Università degli Studi di Torino (Dipartimenti DBIOS e DISAFA), Università degli Studi di Roma Tor Vergata (Dip. DIBIOS), ha considerato i vigneti e le risaie in Piemonte e i seminativi e i noccioleti nel Lazio.
Per valutare gli effetti dei prodotti fitosanitari sulle comunità di impollinatori presenti nelle suddette colture, sono stati utilizzati i metodi in linea con quelli proposti a livello europeo, per l’attuazione dell’European Pollinator Monitoring Scheme.
Il campionamento contemporaneo di Apoidei e Farfalle e della disponibilità di flora utile agli impollinatori, sia come fonte di nettare, polline e melata per api e farfalle, sia come nutrice per le farfalle, è risultato un metodo eccellente in grado di evidenziare, in modo efficace, la differenza tra le modalità di gestione agronomica delle aziende, biologiche e convenzionali, in termini di ricchezza di specie e di abbondanza di individui. Tale metodo di campionamento è stato proposto anche ai Parchi Nazionali per l’attuazione delle Direttive del Ministro del 2019, 2020 e 2021.
I risultati dei monitoraggi effettuati hanno mostrato che le comunità floristiche e faunistiche lungo le catene trofiche degli agroecosistemi sono in uno stato migliore nei campi biologici rispetto a quelli convenzionali. La gestione biologica comporta in genere una maggiore disponibilità di piante nettarifere e pollinifere per impollinatori, grazie al mantenimento o alla creazione di habitat per le specie (siepi, filari inerbiti, sfalci alternati, ecc.), e al non utilizzo di prodotti di sintesi, da cui risulta una maggiore ricchezza di specie, che presentano un numero maggiore di individui, che supportano importanti servizi ecosistemici quali l’impollinazione.
Pertanto, visti gli obiettivi posti dalle Strategie europee per la Biodiversità al 2030 e Farm to Fork (COM/2020/380 final), risulta urgente attuare le misure delle Linee guida del PAN. L’attuazione di tali misure contribuirebbe anche al raggiungimento dell’iniziativa europea a favore degli impollinatori (COM(2018) 395 final), che si pone l’obiettivo di arrestare il rapido declino degli impollinatori e dei servizi ecosistemici da essi forniti.
Per il raggiungimento degli obiettivi posti dalle suddette Strategie europee, occorre una forte azione di integrazione e sinergia dei diversi piani, ovvero del PAN, del Piano Strategico Nazionale per l’attuazione della PAC, delle Misure di Conservazione e dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000 e delle aree protette, affinché le aziende agricole siano supportate e facilitate nel percorso di trasformazione della loro attività agricola verso una maggiore sostenibilità e compatibilità con la conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici.
Maggiori informazioni sono disponibili nel Rapporto ISPRA 330/2020