Studio Multidisciplinare per la valutazione delle deformazioni del suolo finalizzato allo sviluppo di un modello per il monitoraggio integrato
La Direzione generale per le Infrastrutture e la Sicurezza dei Sistemi Energetici e Geominerari Direzione generale ISSEG (ex DGS UNMIG) ha pubblicato, nell’ambito della rete di ricerca CLYPEA Innovation Network fo Future Energy, il Report del progetto “Subsidenza”, relativo a uno studio multidisciplinare per la valutazione delle deformazioni del suolo finalizzato allo sviluppo di un modello per il monitoraggio integrato.
Allo studio hanno partecipato, la Regione Emilia-Romagna, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV, l’Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum” – DICAM, il Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR IREA, la società Ricerca Sistema Energetico – RSE S.p.A. e il Politecnico di Torino – Polo di Ricerca SEADOG.
Avviato nel 2018 e concluso nel 2020, al fine di comprendere quanto le attività estrattive possano contribuire nell’area dell’offshore emiliano-romagnolo al fenomeno della subsidenza, il progetto si è posto come obiettivo generale di contribuire allo sviluppo di un piano di monitoraggio integrato sempre più efficace e una gestione più oculata di tali attività.
La Direzione è da anni impegnata nell’approfondimento di tematiche scientifiche relative al monitoraggio integrato delle attività minerarie attraverso la progettazione di reti di monitoraggio performanti, la raccolta di dati in continuo e in real time, la loro successiva elaborazione con metodi innovativi, nonché l’applicazione di un sistema di governance e validazione di carattere geologico, geostrutturale e giacimentologico finalizzato a massimizzare la sicurezza delle attività che interessano direttamente, o indirettamente, il suolo e il sottosuolo. Gli obiettivi di tali ricerche sono molteplici. Uno fra questi è, ad esempio, lo studio della subsidenza nelle sue componenti naturali e antropiche, per produrre maggiore consapevolezza circa il territorio, e approfondire le caratteristiche dei giacimenti italiani e le loro particolarità geologico-strutturali. L’attività di ricerca in questi ambiti risponde anche alle esigenze dell’Amministrazione di rispettare quanto raccomandato dagli Indirizzi e Linea Guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro – ILG, pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2014, anche promuovendo la divulgazione dei risultati applicati al settore in modo trasparente.
La Regione Emilia-Romagna e il mare antistante le sue coste ricadono in una zona interessata a fenomeni di subsidenza naturale. La subsidenza è un movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre che può essere legato a processi tettonici, movimenti isostatici e trasformazioni chimico-fisiche dei sedimenti o dell’oscillazioni del livello di falda (in questi casi definita subsidenza naturale); questo processo può essere altresì influenzato da attività umane (subsidenza antropica).
La subsidenza nella Regione Emilia-Romagna rappresenta un fenomeno particolarmente critico per la fascia costiera contribuendo ad accentuare i fenomeni di erosione costiera e ingressione marina. Numerosi studi e monitoraggi dei suddetti fenomeni sono stati effettuati da Università, enti di ricerca e dalla Regione Emilia-Romagna stessa; ciò che è emerso da questi studi è un rilevante abbassamento del suolo riconducibile ad una più intensa attività antropica dell’area nel corso del XX secolo. È stato osservato che tra i diversi fattori potenzialmente rilevanti per la deformazione del suolo vi è certamente la forte urbanizzazione, aumentata esponenzialmente negli ultimi 65 anni; inoltre, altri fenomeni potenzialmente rilevanti sono riconducibili allo sviluppo del sistema portuale, l’aumento dei sistemi di difesa costiera rigida, e non ultimo, lo sviluppo a partire dagli anni ’50 e ’80 di attività estrattive minerarie, oltre ai prelievi idrici dal sottosuolo.
Lo studio promosso dalla Direzione generale ISSEG, al fine di poter programmare un monitoraggio puntuale delle dinamiche di subsidenza del territorio in esame, ha seguito diverse linee di ricerca. Partendo dalla ricostruzione di una banca dati di sottosuolo e lo sviluppo di un modello geologico 3D della Pianura Padana, si è passati alla analisi dei dati CGPS offshore e del tasso di deformazione tettonica nell’Adriatico settentrionale. Sono state analizzate le deformazioni superficiali onshore e offshore attraverso dati satellitari e moderne tecniche di interferometria; attraverso lo studio di modelli geodetici si è ipotizzata una possibile applicazione in area offshore. Al fine di discriminare il contributo alla subsidenza dei prelievi di acque si è sviluppato un modello statico e fluidodinamico dell’area onshore Ravennate nell’intorno di alcuni pozzi di estrazione di acqua, e altresì alla misura e alla modellazione delle deformazioni del suolo in aree interessate all’estrazione di idrocarburi.
Trattandosi di un percorso scientificamente lungo e sfidante è emersa la necessita di continuare a effettuare ulteriori indagini attraverso lo sviluppo di nuove linee di ricerca che sfruttino un adeguato set di dati satellitari, geologici e di produzione di dati con continuità sia spaziale che temporale per la definizione di best practice e/o Indirizzi e Linee Guida da applicare al monitoraggio della subsidenza offshore o per integrare le Linee Guida già esistenti per l’onshore. Tali approfondimenti sono stati avviati con i recenti rinnovi degli accordi di ricerca tra la Direzione generale ISSEG e Università di Bologna, CNR IREA e INGV.
In particolare, nell’ultimo accordo con INGV (https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2036151-nuovo-accordo-di-collaborazione-tecnico-scientifica-tra-dgisseg-e-ingv) si prevede una precisa attività di integrazione delle misure di deformazione del suolo, delle analisi delle serie storiche e dei confronti con gli altri fattori, unitamente con i risultati ottenuti dalle modellazioni analitiche e numeriche a scala regionale e di sito, per l’individuazione di tutti quegli indici e parametri da monitorare quali indicatori chiave dei processi deformativi in atto. La sintesi dei risultati ottenuti a scala regionale e nei siti pilota sarà considerata nell’ottica di possibili integrazioni e migliorie per gli ILG.
In generale il progetto ha dimostrato la validità di un approccio multidisciplinare per raggiungere un più alto grado di conoscenze sulla deformazione del suolo. Le informazioni ottenute rappresentano un’ottima base di conoscenze necessaria per le Amministrazioni, per gli Enti di ricerca che vi hanno lavorato, e per gli Enti territoriali, acquisita grazie al programma CLYPEA.
L’Italia, nell’applicare il monitoraggio integrato alle attività minerarie, rappresenta un esempio nel panorama internazionale, avendone anche assicurato l’applicazione in via sperimentale su casi studio reali.
Il report è stato pubblicato al link: https://unmig.mise.gov.it/images/pubblicazioni/progetto-subsidenza-report-integrato-di-fine-progetto.pdf
(Nella foto: schema dell’approccio utilizzato nel PROGETTO SUBSIDENZA)